Sono passati cinque
anni+1 dal mio rientro in Italia, dopo circa due anni in Uganda, e cinque da quando, in maniera del
tutto inconsapevole, abbiamo iniziato qualcosa di decisamente sconosciuto.
Nessuna strategia o nessuno studio dei “competitors”, semplicemente ci
siamo dati l’obiettivo,
in un tempo di crisi, di provare a dare
una nuova luce a quella che per noi era una possibile risorsa, per le persone e per il territorio.
Ero tornata da un
paese in crisi da sempre dove è stato difficile vivere. E dove sono stata bene.
Dove ho imparato la
soddisfazione del coraggio. La bellezza del farebene
per farebene a se stessi.
L’importanza dell’essere autentico. Tanto degli artifici non importava a nessuno.
E da dove sono
tornata con mezzocuore e con la
voglia di provare a ricostruire le dinamiche vissute.
Mese dopo mese mi sono trovata stordita in un mondo di
burocrazia, di scadenze, di corsi, di banche, dituttoeilsuocontrario, ma la sorpresa più bella sono state le persone
incontrate, i luoghi riscoperti nella ricerca dei “prodotti eccellenti” e
l’atmosfera che tutti insieme abbiamo magicamente creato.
E la bottega è diventata di fatto un laboratorio di idee – a volte troppe ! – di mille contributi con lo scopo di valorizzarci e di dare valore iniziando, in questo
progetto, da cinque prodotti ai quali si è aggiunto il sesto – il pane – per tutto
quello che rappresenta a livello simbolico.
Il nostro intento era quello di raccontare un mondo
passato anche correndo
il rischio di diventare nostalgici e di rendere idilliaco ciò che non lo
era affatto e di svelare la cultura contadina attraverso i suoi prodotti con
gli occhi e le mani e la voce di chi oggi ce la sta tramandando.
“Il pane di ieri è
più buono domani” – dice un detto contadino – a
significare che ciò che ci viene dal
passato è buono, valido ed essenziale
per il futuro.
Per me il cibo è accoglienza e la preparazione
costituisce la misura empirica dell’amore – amore nel suo significato più
puro – perché richiede tempo, attenzione
e cura e rivelarlo significa evocare
ricordi, sensazioni, profumi.
Ci mancavano però parole all’altezza, così siamo stati in silenzio e abbiamo scelto il linguaggio del tempo che stiamo vivendo.
Ci mancavano però parole all’altezza, così siamo stati in silenzio e abbiamo scelto il linguaggio del tempo che stiamo vivendo.
Sono passati
cinque anni+1 e ogni sera, a fine giornata, mi chiedo : “Ma chi me lo ha fatto
fare ???”.
E proprio questa stasera
una cliente, mi ha risposto : “La passione”. E io ho sorriso.
Grazie alla mia
famiglia che è sempre al fianco, ai miei amici – TUTTI TUTTI E ANCORA TUTTI – che trascuro e che mi sopportano, alle MIE
RAGAZZE, che sono una meglio dell’altra, e alle mie amiche e socie
dell’associazione culturale IlMondoGira.
Dedico questo lavoro
a Davide, Davide Oltolini, Uomo di
Qualità e Pavese Eccellente con il quale ho condiviso – purtroppo per
troppo poco – questa passione. Follia per qualcuno.
serena