giovedì 22 settembre 2016

Cinque + 1

Sono passati cinque anni+1 dal mio rientro in Italia, dopo circa due anni in Uganda, e cinque da quando, in maniera del tutto inconsapevole, abbiamo iniziato qualcosa di decisamente sconosciuto.
Nessuna strategia o nessuno studio dei “competitors”, semplicemente ci siamo dati l’obiettivo, in un tempo di crisi, di provare a dare una nuova luce a quella che per noi era una possibile risorsa, per le persone e per il territorio.
Ero tornata da un paese in crisi da sempre dove è stato difficile vivere. E dove sono stata bene.
Dove ho imparato la soddisfazione del coraggio. La bellezza del farebene per farebene a se stessi. L’importanza dell’essere autentico. Tanto degli artifici non importava a nessuno.
E da dove sono tornata con mezzocuore e con la voglia di provare a ricostruire le dinamiche vissute.
Mese dopo mese mi sono trovata stordita in un mondo di burocrazia, di scadenze, di corsi, di banche, dituttoeilsuocontrario, ma la sorpresa più bella sono state le persone incontrate, i luoghi riscoperti nella ricerca dei “prodotti eccellenti” e l’atmosfera che tutti insieme abbiamo magicamente creato.
E la bottega è diventata di fatto un laboratorio di idee – a volte troppe ! – di mille contributi con lo scopo di valorizzarci e di dare valore iniziando, in questo progetto, da cinque prodotti ai quali si è aggiunto il sesto – il pane – per tutto quello che rappresenta a livello simbolico.
Il nostro intento era quello di raccontare un mondo passato anche correndo  il rischio di diventare nostalgici e di rendere idilliaco ciò che non lo era affatto e di svelare la cultura contadina attraverso i suoi prodotti con gli occhi e le mani e la voce di chi oggi ce la sta tramandando.
“Il pane di ieri è più buono domani” – dice un detto contadino – a significare che ciò che ci viene dal passato è buono,  valido ed essenziale per il futuro.
Per me il cibo è accoglienza e la preparazione costituisce la misura empirica dell’amore – amore nel suo significato più puro  – perché richiede tempo, attenzione e cura e rivelarlo significa evocare ricordi, sensazioni, profumi.
Ci mancavano però parole all’altezza, così siamo stati in silenzio e abbiamo scelto il linguaggio del tempo che stiamo vivendo.

Sono passati cinque anni+1 e ogni sera, a fine giornata, mi chiedo : “Ma chi me lo ha fatto fare ???”.
E proprio questa stasera una cliente, mi ha risposto : “La passione”. E io ho sorriso.

Grazie alla mia famiglia che è sempre al fianco, ai miei amici – TUTTI TUTTI E ANCORA TUTTI –  che trascuro e che mi sopportano, alle MIE RAGAZZE, che sono una meglio dell’altra, e alle mie amiche e socie dell’associazione culturale IlMondoGira.


Dedico questo lavoro a Davide, Davide Oltolini, Uomo di Qualità e Pavese Eccellente con il quale ho condiviso – purtroppo per troppo poco – questa passione. Follia per qualcuno.


serena